Storia e Motivazioni
Il tessuto produttivo pavese è attualmente caratterizzato da una frammentazione molto elevata, più accentuata non solo della situazione media regionale, ma anche nazionale: nel 2008 le imprese pavesi con meno di 10 addetti risultano aver contribuito per circa il 56% al valore aggiunto dell'economia territoriale, a fronte del 45% a livello lombardo e del 51% a livello italiano. Le grandi imprese, un tempo presenti in misura significativa sul territorio pavese, sono oggi quasi del tutto scomparse: a Pavia l'incidenza sul valore aggiunto complessivo delle aziende con più di 50 addetti è risultato nel 2008 appena del 20.3%, a fronte del 25.3% in Italia e del 30.5% in Lombardia. Le vicende degli ultimi due decenni hanno, infatti, visto la realtà pavese al centro di processi di ristrutturazione2, che hanno segnato in particolare le aziende di grande dimensione, con effetti negativi non solo sull’occupazione, ma anche sulla ricchezza del territorio sotto il profilo imprenditoriale: agli inizi degli anni ’50 e negli anni ’60, la presenza di realtà industriali di grandi dimensioni soprattutto nel comparto elettromeccanico (Necchi e poi Neca) e chimico (Snia) aveva saputo favorire lo sviluppo sul territorio di un mix di comparti industriali con elevate diversificazioni produttive, in grado di accogliere aziende di media e piccola dimensione, spesso legate da rapporti di fornitura ad aziende maggiori.
Accanto alla scomparsa della grande impresa, il tessuto produttivo pavese denota, inoltre, la ridotta funzionalità dei sistemi locali3 come elemento propulsivo di forme di sviluppo a rete, che tende ad accentuare la natura sostanzialmente isolata dei singoli soggetti imprenditoriali, in un contesto ambientale in cui l'aumento della complessità del fare impresa – in termini di velocità dei cambiamenti nei bisogni dei clienti, nelle tecnologie, nei mercati, nelle strategie dei competitori – imporrebbe loro un'elevata capacità di accumulazione di conoscenza e di sfruttamento rapido della stessa.
L'evoluzione demografica del tessuto produttivo pavese testimonia, peraltro, una tendenza al ridimensionamento degli operatori, come evidenzia la contrazione, pari al 3.4%, registratasi tra il 2000 ed il 2007 nel numero di aziende attive, in controtendenza non solo rispetto alla media regionale (in cui Pavia registra la peggiore performance tra i capoluoghi di provincia), ma anche al dato nazionale. All'interno di tale quadro, il settore manifatturiero è quello che, assieme al comparto agricolo, evidenza l'evoluzione più penalizzante (6.6% nel numero di imprese), con una contestuale riduzione del proprio peso sull'economia del territorio.
Ancora più penalizzante appare la dinamica recente in termini di capacità di promuovere l'innovazione da parte dei soggetti economici del territorio: se si considera, infatti, il numero di domande di brevetti presentate presso lo European Patent Office, si evidenzia negli ultimi anni una sensibile riduzione della attività brevettuale realizzata in provincia di Pavia, con una media, nel 2007, di meno di 34 brevetti ogni mille abitanti, a fronte dei 53.5 brevetti ogni mille abitanti del 2000, numeri peraltro ampiamente inferiori non solo alla media lombarda (142.1 nel 2007, contro i 121.8 del 2000), ma anche a quella nazionale (71.2 nel 2007, 53.2 nel 2000).
La modesta dimensione media delle imprese, unitamente all'assenza sul territorio sia di aziende leader in grado di strutturare reti di subfornitori gravitanti intorno alla propria orbita sia anche di meccanismi cooperativi in grado di promuovere la crescita imprenditoriale, facendo leva sulle proprie esternalità e sulle proprie logiche sistemiche, tendono, pertanto, a costituire una pesante zavorra allo sviluppo dell'economia pavese, in un circolo vizioso caratterizzato da bassa innovatività, decrescente competitività, sotto utilizzazione delle risorse locali, che tende a tradursi in bassa redditività per i singoli operatori.
In un simile quadro di progressivo impoverimento del tessuto produttivo locale, le risorse del territorio possono, peraltro, offrire importanti opportunità di rilancio. La progressiva deindustrializzazione della realtà produttiva pavese ha aperto, infatti, il rilevante problema delle aree industriali dismesse (che riguarda circa un milione di metri quadri, tra aree dismesse e ristrutturazioni urbanistiche) e della loro conseguente riutilizzazione e riqualificazione. È intorno al tema del riuso di tali aree che ruoteranno non solamente l’avvenire urbanistico della città, ma anche, almeno in parte, le dinamiche di sviluppo futuro dell'economia pavese. Peraltro, così come fra ’800 e ’900 la disponibilità delle ex aree fortilizie e militari, liberate dall’abbattimento della cinta muraria, consentì alla nascente industria pavese di guidare e caratterizzare la trasformazione e l’espansione del tessuto produttivo locale, oggi potrebbe essere la volta di una “nuova industria”, inserita nell'ambito dei processi di ristrutturazione urbanistica e basata su principi di sviluppo ecosostenibile, a promuovere una forte discontinuità nel modo di fare impresa a Pavia. Una seconda opportunità offerta dalle risorse locali è legata, inoltre, alla presenza, nell'ambito delle organizzazioni noprofit del tessuto socioeconomico pavese, di alcuni protagonisti del territorio di grande dimensione, che potrebbero avere un ruolo di catalizzatori dei processi di sviluppo. Fino ad oggi queste grandi organizzazioni (università, fondazioni, governi locali, associazioni territoriali di rappresentanza) hanno svolto tale ruolo in maniera non sempre adeguatamente coordinata. Il coinvolgimento di tali importanti attori dello sviluppo economico locale nell'ambito di un progetto ad ampio respiro strategico, in grado di portare a fattore comune competenze e risorse delle diverse organizzazioni, potrebbe consentire di accrescere significativamente la competitività del sistema produttivo territoriale.
Studiosi ed economisti d'impresa sono concordi nel ritenere che la capacità di un’economia territoriale di “fare sistema” costituisce oggi un prerequisito importante per poter ambire a competere nel nuovo contesto competitivo determinato dalla globalizzazione.
In particolare, è opinione sempre più condivisa che la possibilità di un rafforzamento del posizionamento competitivo di un'economia locale tenderà, in futuro, a passare in misura critica dalla costituzione di sistemi di sviluppo a rete, in cui il focus delle transazioni si sposti dal semplice scambio di beni e servizi governato dal meccanismo dei prezzi a un più ampio e complesso scambio di informazioni, animato da un forte spirito di partnership e finalizzato alla crescita della base di conoscenza condivisa da cui attingere.
In quest'ottica, si reputa di importanza strategica per il territorio pavese la realizzazione di un progetto con un approccio di sistema, in grado di promuovere un nuovo paradigma di sviluppo a rete ed incentrato sui seguenti pilastri obiettivo:
1. il rafforzamento dei circuiti di conoscenza e di accumulazione di knowhow del sistema produttivo;
2. la sostenibilità ambientale, in termini di benefici sociali e di valorizzazione del territorio.